domenica 17 ottobre 2010

Letto per voi. L'acchiapparatti

Esistono ancora libri che non è possibile ignorare. Libri non supportati da un pressante marketing editoriale e pubblicati quasi in sordina ma che, nonostante tutto, riescono con la sola forza della loro ottima qualità narrativa a emergere spontaneamente. L’acchiapparatti è uno di questi: pubblicato un paio di anni fa dalla casa editrice Campanila e passato inizialmente pressoché inosservato, il romanzo d’esordio di Francesco Barbi si è rivelato una delle più belle e inaspettate sorprese nel panorama del Fantasy italiano. Grazie al tam tam dei lettori che, evidentemente, sono molto meno disattenti e superficiali di quanto le statistiche di lettura vogliano farci credere, L’acchiapparatti  si è prepotentemente ritagliato uno spazio nel panorama editoriale italiano, al punto tale da avere suscitato l’interesse di una casa editrice come Baldini Castoldi Dalai, in procinto di pubblicare non una semplice ristampa, bensì una nuova edizione.

Trattandosi di un romanzo d’esordio, già questo è un fatto abbastanza inconsueto, se poi consideriamo che L’Acchiapparatti può essere a pieno titolo considerato un romanzo fantasy, allora la sua avventura editoriale comincia ad assumere contorni straordinari. Ma quali sono le ragioni di questo successo annunciato? Sicuramente una trama avvincente, tanto insolita quanto indimenticabile, che trascende i canoni del genere e in cui convivono spunti gotici, psicologici e fantastici, suspense e orrore, tenerezza e ilarità. Elementi che vengono messi in ulteriore risalto da personaggi curiosi e improbabili, decisamente fuori dagli schemi dello stereotipo fantasy. Ci troviamo nel cupo Medioevo delle Terre di Confine, dove la criminalità non dà tregua e la vita scorre tra miseria ed espedienti. Ne sa qualcosa l’iroso e scostante Ghescik della città di Tiros, un becchino gobbo e deforme appassionato di magia e scritture antiche. Ansioso di scoprire i segreti occulti nascosti all’interno dell’antica torre dove un tempo dimorava lo stregone Ar-Gular, Ghescik entra in possesso di un antico ciondolo e di un manoscritto misterioso redatto in una lingua sconosciuta. Per nulla demoralizzato dalla difficoltà dell’impresa, Ghescik di rivolge al suo unico amico Zaccaria, un povero mentecatto emarginato da tutti, apparentemente incapace di seguire un ragionamento logico e fiero del suo mestiere di acchiaparatti. Grazie alla straordinaria abilità di Zaccaria nella traduzione di antichi linguaggi, Ghescik entra in contatto mentale con il Boia di Giloc, detto il Mietitore, un essere mostruoso che vive da più di quattrocento anni rinchiuso nelle segrete della città. Almeno fino a quando non decide di fuggire seminando morte per tutte le Terre di Confine. A caccia del Mietitore o in fuga da esso, in compagnia di una prostituta, di un cacciatore di taglie sfigurato e di un gigante incapace di comunicare se non attraverso proverbi, Ghescik e Zaccaria dovranno trovare un modo per sciogliere l’incantesimo che tiene in vita la creatura sanguinaria, riuscendo al contempo a salvare la pelle. Spigliato, coraggioso e a tratti commovente, caratterizzato da un linguaggio semplice ma evocativo, L’Acchiapparatti non cede a un attimo di noia, ma anzi sa suscitare nel cuore e nella mente dei lettori un profondo sentimento di attaccamento alla vicenda e a suoi indimenticabili personaggi.
"http://www.bol.it/libri/L-acchiapparatti/Francesco-Barbi/ea978886073652/
http://lacchiapparatti.bcdeditore.it/

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